Se si pensa “Turchia” sempre più spesso si associa il pensiero ad Istanbul bella città dall’aspetto affascinante, moderna e nel contempo ancora se stessa, unica nel genere e poco svenduta alla via europea dello sviluppo.
Ma un viaggio in Turchia non finisce ad Istanbul, anzi, spostarsi dalla città permette di ammirare paesaggi unici ed una cultura che, in molte parti, è ancora incontaminata. Un esempio, di cui avevamo parlato poco tempo, è Kuşadasi.
Un altro e la Cappadocia: nonostante l’affollamento delle rotte turistiche il suo aspetto è ancora quello di paese delle favole, magico territorio ad una prima occhiata lunare e secco, una sorta di girone dell’inferno dantesco, ma a guardare bene si scopre un paradiso di sculture naturali, rocce dalle forme uniche e sfumature cangianti sotto il sole battente.
La forma geologica che possiamo ammirare oggi deve la sua composizione alle eruzioni di milioni di anni fa dei vulcani dei monti Hasandağ, Erciyes e Melendiz, oggi inattivi.
Il raffreddamento di queste ondate laviche ha provocato crepe e crolli che hanno formato il Canyon di Ihlara. L’affascinate Valle di Ihlara parte proprio da Ihlara e arriva a Selime per una lunghezza totale di 14 km.
Il fascino di queste particolari pareti rocciose ha attirato negli anni,e nei secoli, tanto che oggi è possibile ritrovare testimonianze del passaggio di antiche popolazioni anche nell’arte rupestre.
La Cappadocia divenne poi un grande regno durante l’epoca degli Ittiti, e nel tempo ospitò numerose colonie commerciali e divenne una importante estensione della Via della Seta.
Nella roccia vennero scavati negli anni rifugi, case e chiese e pensate che ormai possiamo contare anche più di 1000 chiese in tutta la Cappadocia.
Oggi questo territorio comprende le province di Aksaray, Cesarea, Nevseir, Nigde, un territorio molto più piccolo di quello che era il Regno della Cappadocia in epoca ellenistica, comunque inserito tra i patrimoni dell’Unesco per la sua ricchezza storica e naturalistica.
A bocca aperta si ammirano quelli che sono chiamati i Camini delle Fate: anche questi derivano dalla lava dei vulcani che hanno formato tutta la vallata, e proprio su queste formazioni coniche si rifugiarono antiche popolazioni che, approfittando della morbidezza del tufo che li formava, ne ricavarono abitazioni al loro interno.
Solo una strada dissestata univa questi agglomerati di abitazioni al resto d’Europa congiungendosi con l’importante Via della Seta. Oggi la strada è ben più ampia, in alcuni tratti a quattro corsie ed i flussi di turisti sono ben evidenti, ma il fascino del paesaggio non ha perso smalto.
La meta più gettonata della Cappadocia è sicuramente Goreme (a 15 km da Nevseir il capoluogo considerato la porta della Cappadocia) un paese che sorge tra i pinnacoli di tufo dei Camini delle Fate e ricco di ristoranti, hotel e divertimento per i turisti.
Sempre molto affollata Goreme ha perso sicuramente i suoi ritmi di vita naturale anche se per molti può essere una attrattiva unica.
L’offerta turistica è ampia, quindi se vorrete fermarvi in una delle strutture del posto non avrete difficoltà a trovare una sistemazione e scegliere anche tra diverse categorie, sempre piuttosto eleganti e particolari.
Alcuni hotel offrono anche l’emozione di poter dormire in un Camino delle fate, anche se in realtà si tratta per lo più di nuove costruzioni con pareti in tufo collegate ad una reception in genere inserita in un Camino. Anche questo comunque può affascinare molti dei turisti che capitano da queste parti.
Non potrete mancare a questo punto il Museo all’aperto di Goreme elevato 1 km sopra il paese dove ammirare chiese, musei e monasteri scavati nella roccia. E’ qui che venne fondata la dottrina di San Basilio il grande, un sistema che voleva unire in una unica istruzione tutte le dottrine cristiane. Le chiese che vengono più apprezzate di questa zona sicuramente la Karanlik Kilise (la chiesa buia) e la Tokali Kilise (una delle più grandi e più belle). Tutte le chiese comunque custodiscono una impressionante collezione di affreschi.
Se quello che cercate è invece di immergervi nella realtà del posto, probabilmente Goreme non fa per voi, allora basterà spostarsi di pochi chilometri per arrivare a Cavusin: un paesino di case raccolte intorno ad una moschea, dove i ritmi sono ancora quelli originali e si riesce ancora ad udire il muezzin piuttosto che le urla e gli schiamazzi dei turisti.
Si tratta del più antico insediamento di questa zona; la sua chiesa è stata realizzata tra il 964 e il 965 e vi si possono ammirare affreschi che ritraggono episodi del Vangelo.
Un altro piccolo spostamento vi porterà a Mustafapasa, un paese molto particolare per le sue origini greche. Dopo il passaggio al popolo turco il paese iniziò a decadere, e le belle case in stile greco con i bei portali persero il loro splendore. C’è voluta la ristrutturazione che le ha fatte diventare un hotel per ridare loro bellezza, anche se questo non ha fatto di certo aumentare a dismisura i turisti. Il paese rimane appartato e fuori dalla via dei Camini delle fate e forse questo è un bene: per chi adora ammirare la vita vera del posto questa è la giusta destinazione.
In genere un tour della Cappadocia vi porterà anche a Uhcisar. Altra tappa molto turistica dove insegne luminose, e vetrine stridono con l’ambiente circostante, ma con un indubbio pregio: Uhcisar ha una posizione privilegiata nella valle, posto su un’altura può essere visto da qualsiasi punto della vallata, ma dà anche la possibilità di ammirare un panorama unico che soprattutto durante i tramonti assume splendide tonalità dal rosa, al rosso all’arancio, mentre le ombre giocano a nascondino tra i pinnacoli.
Altri luoghi sicuramente spettacolari che la Cappadocia può donarvi sono le città sotterranee.
Gli strati di roccia morbida di tufo favorirono non solo gli scavi dei Camini delle fate, ma anche gli scavi e anche la lavorazione delle grotte all’interno delle quali vennero costruite chiese e rifugi sottoterra tutti risalenti agli anni prima di cristo.
In queste gallerie sotterranee la popolazione poteva trovare rifugio dalle invasioni, ma anche dal caldo torrido del posto.
Un esempio è sicuramente Derinkuyu che è una delle più famose, ma anche una delle più complesse città sotterranee della Cappadocia: è formata infatti da ben 13 piani tutti dotati di pozzi di areazione. Derinkuyu poteva ospitare fino a 20.000 persone ed era dotata di tutto il necessario per la sopravvivenza: cucine, chiese, scuole, negozi e stalle.
La visita di questa città sotterrane come di altre può risultare un po’ difficoltosa dati gli stretti canali e questo può portare disagio a chi soffre di claustrofobia.
Derinkuyu è solo una delle tante città sotterranee della Cappadocia: considerate che ad oggi ne sono state ritrovate 36, alcune delle quali scavate fino a 90 metri sottoterra.
Particolare la Città sotterranea di Tatlar che, secondo i ricercatori non era propriamente una città utilizzata a scopo civile, ma per l’alta presenza di chiese, poteva trattarsi di un monastero.
Una curiosità è il mistero che si è formato intorno agli scavi di queste grotte che per la loro estensione avranno prodotto una infinità impressionante di detriti che non si sa dove possano essere stati depositati non esistendo cumuli nella vallata. Per il momento non si trova ancora una spiegazione certa, rimane a noi solo l’evidenza dell’immensità di queste costruzioni sotterranee.
Durante il tour della Cappadocia potrete godere della ricca cucina turca. Sì perché in Turchia si mangia bene non ci sono dubbi, anche se noi italiani abbiamo i gusti un po’ difficili in cucina e tendiamo a snobbare o criticare tutto ciò che si allontana dai nostri sapori tradizionali.
La cucina turca è sicuramente uno degli aspetti più evidenti dell’unione sul suo territorio dell’Asia e dell’Europa, un mix unico che ha portato le spezie orientali a sposarsi con il mediterraneo olio d’oliva.
Uno degli ingredienti più usati in Turchia è sicuramente lo yogurt, pensate che i turchi ne hanno il consumo pro-capite più alto al mondo, e, anche se noi parliamo di “yogurt greco”, lo yogurt si è diffuso in Turchia che poi lo ha esportato in Grecia. Spesso è usato come addensante oppure come salsa che accompagna piatti salati.
Altro piatto è il Kebap…o Kebab piatto sulla quale c’è un errore di fondo nella nostra conoscenza.
In Turchia questa parola significa semplicemente “arrosto” quindi, chiedendo un kebab, verrete indirizzati in un ristorante specializzato in carne. In genere questo arrosto viene servito in enormi piatti e ne esistono varie versioni a seconda della carne utilizzata.
Se siete alla ricerca del panino che noi conosciamo, invece, dovrete cercare il “doner ekmek” ed in genere è venduto nei furgoncini di strada, quindi soprattutto in cittadine turistiche come Goreme o a Uhcisar non dovreste avere problemi.
Assaggiate un buon çay turco…il tè sicuramente molto diverso dal nostro, oppure, per chi è amante del vino, il vino della Cappadocia merita decisamente un assaggio.
Famose in proposito le “Case del Vino di Urgup” dove i vini locali vengono serviti agli ospiti in stupendi calici di ceramica o di terracotta.
La produzione di vino della Cappadocia è piuttosto ricca e si divide tra chi utilizza tecniche moderne e chi rimane invece legato a metodi antichi tramandati di padre in figlio.
Il periodo migliore per visitare la Cappadocia è senza dubbio l’estate o anche la primavera (anche se in quest’ultimo caso si rischia qualche pioggia). Anche se le estati sono calde risultano anche secche, ed essendo intorno ai 1000 metri di altitudine, gli inverni sono piuttosto freddi quindi poco piacevoli soprattutto tra dicembre e marzo quando le temperature notturne finiscono sotto zero.
Ecco la mappa della zona della Cappadocia
Foto di Agnese Ciccotti, http://viaggizainoinspalla.com
Altri articoli che ti potrebbero interessare: