Appunti e spunti per un viaggio in Salento da fare in coppia o con bambini di Laura Barile, cake blogger curatrice di Alchimia
“La maggior parte di noi si porta dentro, da sempre, un viaggio, che non è una semplice visita o una vacanza, ma un sogno. E va crescendo a poco a poco, costruendosi una delicata architettura.” Maruja Torres, “Amor America”.
Questo per me è il Salento, un luogo dell’anima, che non ho mai visto, ma nel quale sono certa che mi sentirei a casa. Talmente intenso che ho in mente addirittura due tipi di viaggio.
Seduta al fresco davanti a un bel bicchiere di caffè con ghiaccio e latte di mandorla (la ricetta qui), chiudo gli occhi e immagino…
Se ci andassi in coppia, per una piccola vacanza romantica, vorrei alloggiare in una masseria, di quelle bianche, fresche, con i muri spessi di pietra e una meravigliosa vista sugli oliveti. Me ne starei distesa in cortile o a bordo piscina ad ascoltare il frinire delle cicale e a contare le pieghe sui tronchi degli ulivi. E mi sentirei riconciliata col mondo.
Poi affitterei uno scooter e andrei in cerca di spiagge bianche e acque trasparenti dove l’orizzonte è basso e lontano e la luce è abbagliante. Una tappa alla spiaggia di Pescoluse sarebbe d’obbligo.
Mi piacerebbe anche fare un bagno a Torre Sant’Andrea per ammirare i suoi faraglioni e farmi raccontare la storia dei due innamorati che hanno dato il nome all’omonima grotta.
Di sicuro troverei il tempo per visitare Lecce al tramonto, quando le sue chiese barocche e le sue pietre si tingono di un caldo color ocra, e per perdermi nei vicoli di borghi graziosi come Nardò, Carpignano e magari anche Ostuni. Sono sicura che in uno di quei vicoli troverei una porta o una finestra aperta e dietro una donna che cucina e sprigiona i profumi forti e veraci della cucina tradizionale. Forse troverei addirittura il coraggio di bussare e chiederle qualche segreto o la ricetta di un dolce tipico.
E la sera, dopo aver mangiato del buon pesce arrostito guardando il mare, andrei in cerca di una sagra o una festa paesana in cui si balla la pizzica e mi riempirei le orecchie e il cuore di quei ritmi pulsanti e ancestrali, di quei tamburelli, di quei piedi scalzi e di quella travolgente vitalità.
Se invece dovessi andare in Salento con tutta la famiglia, mi piacerebbe organizzare una vacanza in camper e biciclette, sostare in un campeggio attrezzato nella zona di Ugento e godere della quiete pomeridiana sotto la pineta ombrosa che precede la soffice spiaggia bianca.
Porterei i miei bambini sui numerosi sentieri ciclabili del Salento, tra cespugli di mirto e piante di lantana, alla scoperta di luoghi affascinanti come la fortezze di Acaya o la Torre del Serpe: appoggerei le biciclette all’ombra di questa antica torre di avvistamento diroccata e racconterei loro la leggenda secondo cui la notte, ai tempi degli antichi romani, mentre i soldati si concedevano un po’ di riposo, un grosso serpente saliva dalla scogliera e beveva tutto l’olio della grande lanterna che fungeva da faro.
Anche con i bambini non mi perderei una visita alla città di Lecce e li sfiderei a trovare gli animali raffigurati sulla facciata barocca della chiesta di Santa Croce prima di portarli a visitare una delle botteghe artigiane di lavorazione della cartapesta.
E per finire li porterei a fare una gita in barca alla scoperta delle grotte di Santa Maria di Leuca, là ai confini della terra, dove Ionio e Adriatico si fondono, a visitare la Grotta dei Giganti, in cui sono stati trovati resti di pachidermi, e quella del Diavolo dove la credenza popolare attribuiva alla voce del demonio l’eco del mare in tempesta.
Il mio caffè con ghiaccio è quasi finito, riapro gli occhi e torno alla realtà. Del resto non servono tante altre parole per descrivere una terra che, sono certa, mi lascerà decisamente senza parole.
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